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      Questo partito era molto commendato da buon numero de prelati, come di onde doveva seguir indubitatamente aummento notabile del colto di Dio, né potersi dubitare, poiché già con esperienza si vedeva l'effetto: né altro era detto per fondamento di questa openione.
      Ma in contrario era il parere di Luca Bisanzio, vescovo di Cataro, pio e povero, che piú tosto fossero costretti li prebendati per censure e privazioni de parte de' frutti et anco di tutti e delle prebende stesse, ma non fosse alterata la forma prima; perché essendo quasi tutte le instituzioni per testamenti de fedeli, quelli si debbono tener per inviolabili et inalterabili; né si debbono mutar, non tanto per pretesto di meglio, quanto né anco per un vero meglio, non essendo giusto metter mano in quello d'altrui, perché egli non lo amministri in meglior modo. Ma quello che si doveva aver per piú importante, essendo cosa certa che è simonia ogni fonzione spirituale essercitata per premio, volendo rimediare ad un male, si apriva porta ad un peggiore, facendo de negligenti, simoniaci. Alle qual raggioni per l'altra parte si rispondeva che nel concilio era potestà di mutar le ultime volontà, e quanto al ritrovarsi agl'ufficii divini per guadagno speciale, bisogna distinguere che il guadagno non era causa principale, ma secondaria, e però non vi cadeva peccato, poiché principalmente li canonici anderanno agl'ufficii per servir Dio, e secondariamente per le distribuzioni. Ma si replicava dagl'altri non saper veder che il concilio abbia maggior potestà sopra la robba de' morti che de' vivi, quale nissun è cosí impertinente che la pretenda; poi, che non era cosí sicura dottrina, come s'affermava, che il servir Dio secondariamente per guadagno sia cosa lecita.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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