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      Fecero per questa causa a' 20 i legati congregazione generale, nella quale fu letta de scripto l'infrascritta dimanda, cioè: "Perché molti padri hanno detto che si debbia dicchiarare la residenza esser de iure divino, et altri di ciò non hanno fatto parola, et alcuni sono stati di parere che una tal dicchiarazione non si facesse, acciò li deputati a formar i decreti possino formargli presto, facilmente e sicuramente, dicano le Signorie Vostre col solo verbo placet, se vogliono o no la dicchiarazione che la residenza sia de iure divino. Perché, secondo il maggior numero de' voti e pareri, si scriverà il decreto, come è stato sempre solito farsi in questa santa sinodo, atteso che non si può da' voti detti cavar il vero numero per le varietà de' pareri. E siano contente di parlar cosí chiaro e distinto, et ad uno ad uno, sí che il voto di ciascuno possi esser notato".
      Andati i voti attorno, 68 furono che dissero assolutamente: "Placet"; 33 assolutamente risposero: "Non placet"; 13 dissero: "Placet, consulto prius sanctissimo domino nostro", e 17 risposero: "Non placet, nisi prius [consulto] sanctissimo domino nostro". Erano differenti li 13 da' 17, perché volevano assolutamente la dicchiarazione, pronti a non volere, quando il papa fosse di contraria opinione; li 17 assolutamente non la volevano, contentandosi però se il papa l'avesse voluta egli. Differenza ben sottile; ma dove ciascuno riputava far meglio il servizio del patrone. Il cardinale Madruccio non volle risponder precisamente all'interrogato, ma disse che si rimetteva al voto detto in congregazione, il qual era stato a favore del ius divinum; et il vescovo di Budua disse che aveva la dicchiarazione per fatta affermativa e che gli piaceva che fosse publicata.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Signorie Vostre Madruccio Budua