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      Ma poiché la corte romana, con le reservazioni s'assonse il conferir de' beneficii, quelli che da Roma erano provisti delle parochiali, trattandosi sminuirgli il numero delle anime soggette, et in consequenza il guadagno, s'opponevano col favore del pontefice, onde s'introdusse che senza Roma non si poteva, con divisione d'una gran parochia, erigerne una nuova, e quando occorreva farlo, massime de là da monti, per gl'impedimenti d'appellazioni et altri litigii, era cosa di spesa immensa. Per proveder a questi inconvenienti in concilio, fu opinione de' prelati che, quando una chiesa basta ad un popolo, ma un solo rettor non è sufficiente, non moltiplicassero i titoli, allegando che dove sono piú curati in una chiesa, sono anco dispareri; ma potesse il vescovo costringere il paroco a pigliar altri sacerdoti in aiuto, quanti facessero bisogno; ma dove l'ampieza delle abitazioni ricercava, avesse potestà d'erigere una nuova parochiale, partendo il popolo e partendo le entrate, overo costringendo il popolo a contribuire per far una rendita sufficiente. Solo a quest'ultima parte considerò Eustachio Bellai, vescovo di Parigi, pochi dí inanzi arrivato, che quel decreto non sarebbe stato ricevuto in Francia, dove non consentono che con autorità ecclesiastica possi esser commandato a' laici in materia temporale, e che alla riputazione del concilio generale non conveniva far decreti che fossero in qualche provincia reietti. A questo replicò fra Tomaso Casello, vescovo della Cava, che i francesi non sanno questa potestà esser data al concilio da Cristo e da san Paolo, quali hanno commandato che il vitto sia dal popolo somministrato a chi lo serve nelle cose spirituali, e che i francesi, volendo esser cristiani, conveniva ubedissero.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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