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      [Chiese date in commenda]
     
      A trattar della visita de' beneficii commendati nel nono articolo diede occasione un ottimo uso, degenerato in pessimo abuso. Nelle incorsioni de' barbari che avvennero nell'Imperio occidentale ben spesso occorreva che le chiese fossero de' suoi pastori private in tempo quando insieme erano impediti per incorsioni, assedii o preggionie dal proveder de' successori quelli a chi canonicamente apparteneva; onde, acciò il popolo non restasse longamente senza regimento spirituale, li prelati principali della provincia overo alcuno de' vicini raccommandava la chiesa a qualche persona del clero di pietà e bontà conspicua et atta a quel regimento, sinché, rimossi gl'impedimenti, potesse esser eletto canonicamente il pastore; l'istesso facevano i vescovi o parochi vicini, quando occorreva simil vacanza delle parochiali ne' contadi, e cercando sempre il commendante d'adoperare persona insigne et il commendatario di corresponder all'espettazione, riusciva con gran frutto e sodisfazione; ma come sempre sottentra la corrozzione nelle cose buone, qualche commendatario pensava non solo al bene della chiesa commendata, ma anco a cavarne qualche frutto et emolumento per sé, e li prelati a commendare le chiese anco senza necessità; e crescendo l'abuso sempre piú, convenne far legge che non potesse una commenda durare piú che per 6 mesi et il commendatario non potesse participar de' frutti della commenda. I pontefici romani, però, con la pretensione di superiorità a questa legge, non solo commendavano per piú longo tempo e concedevano onesta porzione al commendatario, ma passarono tanto inanzi di commendar anco a vita e di conceder i frutti tutti, non altrimenti che al titolario.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Chiese Imperio