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      Il cardinale Seripando altro non aveva in mira se non che si determinasse continuazione, e già nel far la bolla della convocazione s'affaticò molto per questo, et ora aiutava efficacemente la ricchiesta de' spagnuoli. Ma il cardinal di Mantova fece una constante resistenza per non far una tanta ingiuria all'imperatore senza necessità, e trovò temperamento di quietare gli spagnuoli con dire che, avendo già tenuto 2 sessioni senza far di questa proposta menzione, non sarà alcun pregiudicio differir anco ad un'altra. La risoluzione degl'ambasciatori cesarei di partirsi e l'ufficio del cardinale fecero che il Pescara remissamente procedesse, et opportunamente vennero lettere da Luigi di Lansac, principale della ambasciaria mandata al concilio dal re di Francia, che essendo in viaggio non molto lontano, scrisse a' legati e padri, pregando che la sessione si prolongasse sino all'arrivo suo e de' colleghi; onde il Mantova, valendosi anco di quell'occasione di metter in consulta la prorogazione, nella quale, chi per uno, chi per piú di questi rispetti, e chi considerando non esser ancora ben quieti gl'umori della residenza, se ne contentarono e risolsero, per servar la degnità della sinodo, non di prolongar la sessione, ma celebrarla senza proponere materia alcuna.
     
     
      [Terza sessione. Partita dell'ambasciator spagnuolo, arrivo de' francesi]
     
      Venuto il giorno 14, con le solite ceremonie si ridussero nella publica sessione, dove, cantata la messa e fatte le altre preghiere costumate, il secretario lesse i mandati de' prencipi secondo l'ordine che gl'ambasciatori loro s'erano presentati in congregazione: del re Catolico, di Fiorenza, di svizzeri, del clero d'Ongaria e de' veneziani; et il promotor in poche parole ringraziò tutti quei prencipi d'aver offerto le loro forze per sicurtà e libertà del concilio.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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