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      Concluse che essi ambasciatori promettevano per questo fine l'aiuto del re. Parve che molti de' padri et alcuni de' legati medesimi non ricevessero in bene quelle parole; alle quali, perché passavano i termini generali e di complemento, il promotore non seppe che rispondere, onde non fu servato il costume, ma con quell'orazione la congregazione si finí.
      Si presentarono il giorno seguente gl'ambasciatori medesimi a' legati, per ciò insieme congregati, dove scusarono i prelati francesi che non fossero venuti al concilio per tumulti, promettendo che, quelli acquietati, il che speravano dover presto succedere, sarebbono venuti in diligenza. Esposero appresso che gli ugonotti hanno per sospetta la continuazione del concilio principiato da Paolo e ne ricchiedono un nuovo; che il re ha trattato per causa di questo con l'imperatore, che insieme con lui ricercava il medesimo ad instanza di quelli della confessione augustana, e ne trattò già col pontefice; quale avendo risposto che quella differenza era tra loro re e quello di Spagna, che a lui non importava, ma la rimetteva al concilio, per tanto dimandavano che si decchiarasse con aperte parole l'indizzione del concilio esser nuova, e non con quelle parole: "indicendo continuamus et continuando indicimus", ambiguità non conveniente ad uomini cristiani e che contiene in sé contradizzione, e che li decreti fatti già dal concilio non sono ricevuti dalla Chiesa gallicana, né dal papa medesimo, e dal re Enrico II gli fu protestato contra; che sopra questo articolo s'inviavano a loro legati, per aver la Santità Sua piú volte detto che questa contenzione d'indizzione o continuazione non era sua e che la rimetteva al concilio; et oltre l'aver espresso in voce la petizione, gliela lasciarono in scritto.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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