Ma il cardinale Simoneta, avendo tentato di metter dilazione con dire che non era degnità trattar di quella materia sin che non fossero composti gl'animi commossi per le differenze passate, le quali non lasciano di discerner il vero, aprí strada a Giovanni Battista Castagna, arcivescovo di Rosano, et a Pompeio Zambeccaro, vescovo di Sulmona, li quali parlando ambidue con ardore e mordacità contra i primi, fu eccitato tanto rumore, che fece dubio di qualche inconvenienti: al che per rimediare, il cardinale di Mantova pregò quei della residenza ad acquietarsi, promettendo che in un'altra sessione, o quando si fosse trattato del sacramento dell'ordine, insieme si sarebbe trattato della residenza. Con questo acquetato il moto e mostrato che il ripigliar le cose trattate sotto Giulio era cosa di maggior prolissità e difficoltà che l'essaminarle di nuovo, et avvenirebbe quello che occorre quando il giudice forma la sentenza sopra il processo fatto da un altro, fu presa deliberazion che prima fosse da' teologi parlato, tenendosi la congregazione due volte il giorno, nelle quali intervenissero doi de' legati, divisi cosí li carichi per metter piú tosto fine, e de' prelati quelli a che fosse piaciuto; che avessero 2 giorni di tempo da studiare et il terzo fosse dato principio. Con questa conclusione la congregazione si terminò; ma per la promessa fatta da Mantova, senza consultazione e participazione de' colleghi, restò Simoneta offeso et in aperta discordia con lui, e fu Mantova da' prelati favorevoli alla corte biasmato e calunniato di mala disposizione d'animo; ma da' sinceri era commendato di prudenza, che in una pericolosa necessità pr
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