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      Il pontefice, giongendo nuovi avisi giornalmente e sempre peggiori, sí come anco ogni giorno succedeva novità in Trento, oltre gli accidenti che in Germania et in Francia occorrevano contrarii alle cose sue, sentiva maggior disgusti: non tanto gli dava noia l'opinione della residenza nella maggior parte, quanto le prattiche che erano fatte, massime dagl'ambasciatori, penetrando egli che dentro vi fosse l'interesse de' prencipi contra la sua autorità. Vedeva l'imperatore tutto volto al crear re de Romani il figlio e parato a dar ogni sodisfazzione alla Germania, e per questo aver fatto presentar gl'articoli di riforma a' legati e chiamato l'ambasciatore Praga per trovar modo di proporgli in concilio e stabilirgli; il re di Francia essausto, circondato da difficoltà infinite et in pericolo d'esser costretto ad accordarsi con gli ugonotti; il che successo, corrino tutti i prelati francesi al concilio e s'accostino agli spagnuoli, e si facciano anco autori di altre proposte contra l'autorità ponteficia. Pensò di rimediare alla tempesta che vedeva prepararsi con le opere e con le parole; di levar 4000 svizzeri e 3000 cavalli tedeschi; mandò in Avignone Nicolò Gambara con 500 fanti e cento cavalli leggieri; diede danari al duca di Savoia per star armato et opporsi, se ugonotti fossero per descender in Italia; e per impegnare tutti i prencipi, deliberò di trattar una lega defensiva di tutti i catolici contra le machinazioni de' protestanti in ciascun luogo, tenendo per cosa facile che ciascuno condescendesse, se non per altra causa, almeno per liberarsi dalle sospezzioni l'uno dell'altro.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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