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      Tra i molti prelati che il papa mandò ultimamente, come s'è detto, da Roma al concilio, uno fu Carlo Visconte, vescovo di Ventimiglia, che era stato senator di Milano et in molte legazioni, persona di gran maneggio e di giudicio fino; qual avendo caricato di promesse, che gli attese anco, avendolo nella prima promozione dopo il concilio creato cardinale, volle averlo in Trento, oltre i legati, ministro secreto; gli commise di parlare a bocca con diversi quello che non conveniva metter in carta, e d'avvertir ben i dispareri che fossero tra i legati et avisare particolarmente le cause; d'osservare accuratamente gl'umori de' vescovi, le openioni e prattiche, e scrivere minutamente tutte le cose di sustanza; gl'impose d'onorare il cardinale di Mantova sopra tutti gl'altri legati, ma intendersi però col cardinale Simoneta, qual era conscio della mente sua, e di far ogni opera perché la decchiarazione della residenza si sopisse afatto, e quando questo non si potesse, si prolongasse sino al fine del concilio; il che, se non si potesse ottenere, si portasse al piú longo che possibil fosse, adoperando tutti li mezi che conoscesse esser ispedienti per questo fine; gli diede anco una poliza co' nomi di quelli che avevano tenuto la parte romana nella stessa materia, con commissione di ringraziargli e confortargli a proseguire, e con promessa di gratitudine, rimettendo a lui, nel trattar co' contrarii, l'usar qualche sorte di minaccie, senza acrimonia di parole, ma gagliarde in sostanza, e prometter a chi si rimettesse l'oblivione delle cose passate; e tener avisato minutamente il cardinale Borromeo di tutto quello che occorreva, come fece; et il registro delle lettere scritte da lui, con molto sale e giudicio, m'è venuto fatto veder, dal quale è tratta gran parte delle cose che si diranno.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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