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      A queste aggiongevano le figure del Testamento Vecchio: la manna, che significa l'eucaristia, non ha bevanda; Gionata, che gustò il miele, non bevette, et altre tal congruità. E cosa di molta pazienza era di sentir tutti replicar le medesime cose a sazietà. Non debbo tralasciar di narrare questo particolare: che Giacomo Payva portoghese seriamente pronunciò che Cristo, con suo precetto e col suo essempio, aveva dicchiarato doversi la specie del pane a tutti et il calice a' soli sacerdoti, imperoché egli, consecrato il pane, lo porse agl'apostoli che ancora erano laici e rappresentavano tutto 'l popolo, commandando che tutti ne mangiassero; dopo questo ordinò gl'apostoli sacerdoti con le parole: "Fate questo in mia memoria", et in fine consecrò il calice, e lo porse loro, già consecrati sacerdoti. Ma i piú sensati passavano leggiermente questa sorte d'argumenti e si restringevano a doi: l'uno, che la Chiesa ha da Cristo potestà di mutare le cose accidentali ne' sacramenti, e che all'eucaristia, come sacrificio, è necessaria l'una e l'altra specie, ma, come sacramento, una sola; onde ha potuto la Chiesa ordinare di una solamente l'uso; cosa che confermavano, perché la Chiesa, quasi nel principio, mutò una volta la forma del battesmo per invocazione della Trinità in sola invocazione de Cristo, e poi ritornò all'instituzione divina. L'altra raggione, che la Chiesa non può errare: ma ella ha lasciato introdur l'uso della sola specie del pane, e finalmente l'ha approvato nel concilio constanziense: adonque convien dire che non vi sia precetto divino o altra necessità in contrario.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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