Il pericolo che il volgo non s'imprima di falsa credenza e sia persuaso esservi altra cosa nel calice che sotto la specie del pane, al presente è piú urgente per le nuove opinioni disseminate. Dissero molti che la Chiesa proibí il calice per opporsi all'errore di Nestorio, quale non credeva tutto Cristo esser sotto una specie; il che dicendo anco adesso alcuni de' medesimi eretici, conveniva tener la proibizione ferma. Quello che volessero in ciò inferire non so esprimere meglio, non avendo mai letto che Nestorio parlasse in questa materia, né meno che i moderni trattino con questi termini. Ma il terzo pericolo, che l'autorità della Chiesa sia vilipesa e s'argomenti che abbia commesso errore in levar il calice, si può dire non pericolo, ma certo evenimento; né per altro esser sollecitata la ricchiesta da' protestanti, se non a fine di concluder che, avendo la sinodo conosciuto l'error passato, l'ha emendato con la concessione; publicheranno immediate la vittoria e da questo passeranno a dimandar mutazione negl'altri statuti della Chiesa; ingannarsi chi crede i tedeschi doversi fermare in questo e disporsi a sottomettersi a' decreti del concilio, anzi vorranno levar i digiuni e le differenze de' cibi, dimanderanno il matrimonio de' preti e l'abolizione della giurisdizzione ecclesiastica nell'esteriore; il che è il fine dove tutti mirano. Non esser credibile che siano catolici quelli che fanno la ricchiesta del calice, perché li catolici tutti credono che la Chiesa non può errare, che non sia grata a Dio alcuna devozione, se da quella non è approvata, e che l'obedienza della Chiesa è il sommo della perfezzione cristiana; aversi da tener per certo che chi dimanda il calice, l'ha per necessario, e chi per tale lo tiene non può esser catolico, e nissun l'adimanda, credendo non poterlo legitimamente usare senza concessione del concilio, ma acciò i loro prencipi non gli mettino impedimento; i quali se lasciassero far a' popoli, essi l'usurperebbono senza altra concessione; di ciò poter ciascuno certificarsi, osservando che non i popoli, ma i prencipi supplicano, non volendo novità senza decreto legitimo, non perché i popoli non l'introducessero da se medesimi piú volontieri che ricercarla al concilio.
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