Propose per rimedio a' scandali del clero una buona riforma, e che ne' vescovati s'introducessero le scuole et academie per educar buoni ministri; dimandò il matrimonio de' preti come cosa senza la quale fosse impossibile in quell'età riformar il clero, allegando il celibato non esser de iure divino. Ricchiese anco la communione sub utraque specie, dicendo che, se fosse stata permessa, molte provincie di Germania sarebbono restate nell'obedienza della Sede apostolica; dove che le rimaste sino ad ora, insieme con le altre nazioni, come un torrente se ne dipartono; che non ricerca il duca li 3 sudetti rimedii per speranza alcuna che vi sia di ridur gli sviati et i settarii alla Chiesa, ma solo per ritener gli non ancora divisi. Replicò esser necessario principiare dalla riforma, altrimenti tutta l'opera del concilio riusciria vana; ma, riformato il clero, che il suo prencipe, se sarà ricchiesto della sua opinione nella materia de' dogmi, opportunamente potrà dire cosa degna di considerazione, la qual non occorreva dire in quel tempo, non essendo pertinente trattar di far guerra al nimico, non avendo stabilito prima le forze proprie in casa. Nel filo di parlare spesso interpose che tutto ciò era dal suo prencipe detto non per dar legge al concilio, ma per insinuarlo reverentemente, e con questo concetto anco finí. Rispose la sinodo per bocca del promotore che già molto tempo avendo aspettato qualche prencipe o legazione di Germania, ma sopra tutti il duca di Baviera, antemurale della Sede apostolica in quella regione, con grand'allegrezza vedeva il suo ambasciatore, quale riceve e s'affaticherà, come anco ha fatto, per ordinare tutto quello che giu
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