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      Al quarto capo, del divider le parochiali grandi e numerose, dopo aver lodato il decreto, aggiunse che era piú necessario divider li vescovati grandi per potergli governare; allegando che in Ongaria ve ne sono di 200 miglia di longhezza, quali non possono esser visitati e ben retti da un solo: le qual cose non furono ben interpretate dagl'aderenti romani, parendo che tutti fossero volti a rinovar la trattazione della residenza.
      Diede ancora peggior sodisfazzione il vescovo di Canadia della medesima nazione, proponendo sotto metafore la riforma dell'istesso pontefice, dicendo che non si potevano levar le tenebre dalle stelle, se non levatele prima dal sole, né medicar il corpo infermo, lasciando le indisposizioni nel capo, che le influisce a tutte le membra. E sopra l'ultimo capo de' questuarii disse non esser degnità del concilio, né utilità della Chiesa incomminciar la riforma dalle cose minime; doversi trattar prima delle cose d'importanza e riformar prima gl'ordini superiori e poi gl'inferiori; alle qual sentenze pareva che corrispondessero molti prelati spagnuoli e qualche italiani ancora. Ma parte con dire che quei decreti già erano formati e che il tempo sino alla sessione, che era di 3 giorni, non comportava che si potessero digerire nuove materie, parte con far quelle opposizioni che si poteva alle cose dette da questi e con assicurare che il pontefice averebbe fatto una strettissima riforma nella corte, li rimedii agl'abusi della quale meglio si potevano e discernere et applicare a Roma, dove l'infermità è meglio conosciuta che in concilio, e con altre tal raggioni furono deluse le provisioni raccordate da questi e da altri prelati, e furono fatti contentar de' 9 articoli per allora.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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