[Proposta di regolar i discorsi nel concilio]
Ma finita la congregazione, i legati et altri ponteficii rimasti insieme, attese le cose udite, discorsero che cresceva ogni dí l'ardire de' prelati a dire cose nuove e sediziose, senza rispetto, che si doveva chiamar non libertà, ma troppa licenza, e li teologi ancora con la lunghezza del dire occupavano troppo il tempo, contrastando tra loro di niente e passando spesso alle impertinenze; che seguendo cosí non si vederà mai il fine del concilio, et oltra ciò esservi pericolo che il disordine s'aummenti e produca qualche sinistro effetto. Giovanni Battista Castello promotore, che aveva essercitato l'istesso ufficio nella precedente ridozzione sotto Giulio, raccordò che il cardinale Crescenzio soleva, quando i prelati uscivano dalle materie proposte, senza rispetto interrompergli e troncar anco il filo del raggionamento, et a' troppo prolissi farglielo abbreviare, et alcune volte imporgli anco silenzio; che una o due volte cosí facendo anco al presente s'abbreviarebbono gl'affari del concilio e si leverebbono le occasioni di raggionamenti impertinenti. Al cardinale varmiense non piacque questo raccordo: disse che, se Crescenzio si governava in quella guisa, non è maraviglia se la Maestà divina non abbia dato buon progresso a quel concilio. Che nissuna cosa è piú necessaria ad una sinodo cristiana che la libertà, e leggendo li concilii de' migliori tempi si vedono ne' principii d'essi contenzioni e discordie, eziandio in presenza degl'imperatori potentissimi in quei tempi, le quali per opera dello Spirito Santo in fine tornavano in concordia mirabile, e quello era il miracolo che faceva acquettar il mondo; eccessive esser state le contenzioni nel niceno concilio e nell'efesino essorbitantissime; non esser maraviglia che al presente vi siano qualche dispareri maneggiati con modi civili; chi vorrà per mezi umani e violenti ovviargli, farà che il mondo, stimando il concilio non libero, gli perderà il credito: esser bene rimetter a Dio, che vuol esso reggere i concilii e moderar gl'animi de' congregati in nome suo.
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