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      Restò convinto il varmiense e rispose che tutto era stato da lui fatto per bene, essendogli inviati quei teologi dagl'ambasciatori dell'imperatore; s'accorse Simoneta che la bontà di quel prelato era abusata dall'accortezza altrui, e communicò anco con gli altri legati il dubio che dagl'imperiali non gli fosse cavato qualche cosa arcana di bocca, et appuntò con loro d'avvertirnelo con buona occasione.
      L'ultimo giorno ancora ebbe qualche incontri, perché il vescovo di Nimes, cosí indotto dagl'ambasciatori francesi, fece instanza che nel primo capo della riforma, dove si concede al notario per le patenti degl'ordini pagamento, non fosse pregiudicato alla consuetudine di Francia, che niente gli vien dato; fu seguito in ciò da alcuni spagnuoli, e furono sodisfatti, aggiungendo nel decreto che la consuetudine fosse salvata. Altre mutazioni di poco momento furono ricchieste e tutte concesse, e messo il tutto in punto per tener la sessione la mattina; li legati si levarono per partirsi, ma Arias Gallego, vescovo di Girone, fattosegli inanzi, gli fermò e disse che sedessero e l'udissero. Si risguardarono l'un l'altro, ma il desiderio di far la sessione gl'insegnò la pazienza. Sedettero con disgusto di molti prelati, massime di corte, et il vescovo, fatto legger il capo delle distribuzioni, disse parergli cosa ardua che si conceda al vescovo di pigliar la terza parte delle prebende e convertirle in distribuzioni; che già tutto era distribuzioni, e per abuso si sono fatte le prebende; e che il vescovo da Dio ha l'autorità di tornar li mali usi a' buoni antichi; non esser giusto che, col dar il concilio al vescovo la terza parte dell'autorità che ha, levargliene 2 terzi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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