Mentre la messa si cantò, Alfonso Salmerone e Francesco della Torre giesuiti fecero discorso, uno col varmiense e l'altro col Madruccio, standogli dietro le sedie, che nel primo capo della dottrina s'era parlato con oscurità in materia dell'instituzione del sacramento nell'ultima cena sotto 2 specie e che bisognava parlar all'aperta, dicendo che Cristo l'aveva instituito per gl'apostoli e per i sacrificanti solamente, non per tutti i fedeli; che questa clausula era necessaria rimetterla dentro per levar a' catolici ogni dubio et agl'eretici ogni ansa d'opporsi e calunniare; che essi, come teologi mandati dal pontefice, non potevano restare d'avisare in cosa di tanta importanza, e fecero cosí grand'instanza, massime Salmeron che con varmiense trattava, che finita la lezzione del decreto, questo prima e Madruccio seguendolo, fecero la proposizione; la quale a molti piacque, ma dalla maggior parte fu ripudiata, non per lei in sé, ma per il modo di proporla alla sprovista, senza dar tempo di pensare. Per la stessa causa non piacque agl'altri legati, ma per decoro del luogo, senza maggior moto dissero che s'averebbe riservato alla seguente sessione, nella trattazione de' doi articoli imminenti.
[Decreto di riforma]
Furono dopo letti li 9 capi di riforma:
[1] Che per la collazione degl'ordini, dimissorie, testimoniali, sigillo o altro, il vescovo o suoi ministri non possino ricever cosa alcuna, ancorché spontaneamente offerta. I notarii, dove è consuetudine di non ricever e dove non hanno salario, possino ricever un decimo di scudo.
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