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      E si maravigliavano come il concilio senza necessità si fosse impedito in questo senza essito e con pericolo che altri dicesse o Innocenzo o il concilio aver errato. L'altro era il secondo anatematismo con la dicchiarazione che sia eretico chi dice la Chiesa non essersi mossa da giuste cause a communicare senza il calice, che è fondar un articolo di fede sopra un fatto umano; et avevano per cosa molto mirabile confessar che l'uomo non è tenuto ad osservar il decreto, se non de iure humano, ma a creder che sia giusto è ubligato de iure divino, e poner per articoli di fede cose che si mutano alla giornata. Altri ancora aggiungevano che se vi erano quelle tanto giuste cause conveniva dirle e non costringer gl'uomini con terrore a credere, ma con persuasione; che veramente quello era un signoreggiare la fede, che san Paolo tanto detesta. Sopra i capi della riforma generalmente si diceva che non potevano esser toccati particolari piú leggieri, né piú leggiermente, e che era immitato quel medico, il qual in corpo tesico attende a curare il prurito; e quel metter mano per forza nella borsa del popolo per spesare il curato o per restaurar chiese pareva cosa molto strana, e quanto alla sostanza e quanto al modo: quanto alla sostanza, per esser superfluamente ricco il clero e piú tosto debitore a' laici per diversi et evidenti rispetti; quanto al modo, perché né Cristo, né gl'apostoli mai pretesero costringere a contribuzioni, ma ben facoltà di ricever le volontarie; e leggendo san Paolo A' Corinzii e Galati vederà il trattamento del patrone al bue che trebbia e l'ufficio del catecumeno verso il catechizante, senza però che quei operatori abbiano alcuna azzione o dritto d'essazione, né vi sia nel mondo autorità pretoria che possi servirgli.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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