Antonio Corrionero, vescovo d'Almeria, disse che si confermava nella negativa per le raggioni usate da' defensori nell'affermativa; che se ben Dio dà molti aiuti agl'impenitenti, come predicazioni, miracoli e buone inspirazioni, non però mai dispensa loro li sacramenti, ma a' soli penitenti; che volendosi mover dalla carità, prima si debba attender a conservar li catolici che ridur gl'eretici; che si debbe immitar il concilio constanziense, che, per mantener li buoni figliuoli della Chiesa, proibí la communione del calice insegnata da Giovan Hus: cosí si debbe far ora co' luterani; che questa concessione aprirebbe la porta ad infiniti mali: che averebbono dimandato il matrimonio de' preti, l'abrogazione dell'imagini, de' digiuni et altri santi instituti, sempre proponendo le loro dimande come mezi unichi e necessarii a riunirsi con la Chiesa; che ogni minima mutazione di legge partorisce gran danno, e massime essendo a favore degl'eretici; che non conseglierebbe manco che lo facesse il pontefice, se ben facendolo lui sarebbe manco male, ché li popoli s'offenderebbono manco che se la concessione fosse fatta dal concilio, il qual par che abbia maggior autorità nelle sue definizioni appresso li popoli, se ben si deve confessare che la suprema autorità sia nel pontefice, che quando però la condecesse, non si doverebbe commetter a' vescovi, quantonque conosciuti buoni per qualche tempo, perché possono diventar cattivi e di perversa fede, mossi da privati interessi.
Francesco De Gado, vescovo di Lugo in Spagna, fece un'essortazione longa a' padri, che non volessero, per fuggir difficoltà o per sodisfazzione a prencipi o popoli, derogare all'autorità e degnità de' concilii generali, l'autorità de' quali essendo sempre stata stimata nella Chiesa quanto ognun sa et avendo quella mantenuto la fede, non è da lasciarla adesso vilipendere per rispetti et interessi; allegò piú luoghi di sant'Agostino dell'autorità de' concilii generali e narrò le cose fatte da' passati et inalzò sommamente l'autorità conciliare; e quantonque non descendesse mai alla comparativa con la ponteficia, ognuno però intendeva che la conciliare era da lui posta per superiore.
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