Et il dí dopo, che fu precedente immediate quello della sessione, la proposta corretta passò per la maggior parte, se ben con contradizzione di tutti quelli della negativa, con grand'allegrezza de' legati e ponteficii, cosí perché la sessione non si prolongava, di che temevano grandemente, come anco perché pareva loro esser maggior degnità del papa che la grazia a chi desiderava il calice dependesse totalmente dalla autorità sua.
[Gli ambasciatori de' prencipi tengono raunanza per formar querele e chieder seria riforma]
Ma gl'imperiali, se ben in questo particolare assai ben satisfatti, vedendo che la sessione sarebbe stata all'ordine e non si poteva piú impedir la publicazione delle cose del sacrificio della messa, di che avevano già fatto instanza per nome dell'imperatore, unitisi prima co' francesi, mal contenti perché l'ufficio fatto in Roma per nome del re fosse rimasto inefficace, il medesimo giorno, dopo il meridio, congregarono tutti gl'ambasciatori nella casa degl'imperiali, dicendo voler consultare cosa a tutti i prencipi spettante. Li veneziani et il fiorentino, chiamati, si scusarono non poter intervenirvi senza commissione espressa de' loro signori. In quella congregazione il Cinquechiese con longo discorso narrò che sino allora nel concilio non si era trattata cosa fruttuosa, che s'era disputato vanamente de dogmi, non portando alcuna utilità agl'eretici, che ostinati sono risoluti di non mutar opinione, né a' catolici, che non ne hanno bisogno; e di riforma non sono proposte se non cose leggierissime e di nissun momento, de' notarii, de' questori et altre tali; vedersi chiaramente che li legati mirano di far anco la sessione seguente col medesimo stile e dopo di quella proseguire, tirando inanzi il tempo con dispute, con dottrine e canoni dell'ordine o del matrimonio o qualch'altra cosa leggiera, per fuggir, secondo il solito, le cose sustanziali di riforma.
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Roma Cinquechiese
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