Ma a questo veniva replicato con due opposizioni: l'una, che adonque questa seconda sorte conveniva metterla in volgare; l'altra, che bisognava distinguere quali sono e queste e quelle, perché coll'aver commesso a pastori che spesso decchiarino qualche cosa di quello che si legge e non distinto che, soprastà pericolo che, per defetto di saper, alcuno de' pastori decchiari quello che debbe esser conservato in arcano e tralasci quello che merita decchiarazione. I studiosi dell'antichità si ridevano di tali discorsi, essendo cosa notissima che ogni lingua litterale et al presente ridotta in arte fu al suo tempo, nel proprio paese, volgare, e che la latina, quando in Roma, in Italia tutta e nelle colonie romane, in diverse provincie fu introdotta nella Chiesa, piú centenara d'anni anco dopo fu in quei luoghi la lingua del volgo; e che resta ancora nel pontificale romano la forma dell'ordinazione de' lettori nella Chiesa, dove si dice che studiano a legger distinta e chiaramente, acciò il popolo possa intender. Ma per saper in che lingua debbiano esser trattate le cose sacre, non esser bisogno di gran discorsi: bastar solamente leggere il capo XIV di san Paolo nella prima A Corinzii, che, non ostante ogni preoccupazione contraria della mente, qual si voglia persona resterà ben informata, e chi vorrà saper qual fosse già il senso della Chiesa romana e quando e perché la corte mutasse pensiero, potrà osservare che Gioanni papa VIII, dopo aver per l'inanzi fatto una severissima riprensione a moravi del celebrar la messa in lingua slava, con precetto d'astenersene, nondimeno, meglio informato, dell'880 scrisse a Sfentopulcro, loro prencipe, overo conte, una longa lettera, dove non per concessione, ma per decchiarazione afferma che non è contrario alla fede e sana dottrina il dire la messa e le altre ore in lingua slava, perché chi ha fatto la lingua ebrea, greca e latina, ha fatto anco le altre a sua gloria, allegando per questo diversi passi della Scrittura et in particolar l'ammonizione di san Paolo a' corinzii; solo commandò quel papa che, per maggior decoro, in tutta chiesa l'Evangelio si leggesse in latino e poi in slavo, come in alcune già era introdotto; concedendo però al conte et a' suoi giudici di sentire la messa latina, se piacerà piú quella.
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