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      Ora che in questo secolo il mondo ha dimandato con maggior instanza il rimedio, che gl'ospitali e le scole antiche et usurpate da' preti in particolare siano restituiti, il concilio, in luogo d'essaudire cosí giusta dimanda, come s'aspettava, e restituire i collegii, scole, ospitali et altri luoghi pii, ha aperto la porta nel capo VIII e IX ad usurpar anco quelli che dopo sono instituiti con introdurvi la sopraintendenza de' vescovi: la qual chi vuol dubitare che, sí come è stata il mezo con che sono stati occupati i beni di già dedicati alle stesse opere et appropriati ad altri non pii usi, cosí non sia per partorire l'istesso effetto in brevissimo tempo?
      I parlamenti di Francia tra gl'altri ebbero molto l'occhio a questo particolare et apertamente dicevano che il concilio aveva eccesso l'autorità sua, mettendo mano in beni de' secolari, essendo cosa chiara che il titolo d'opera pia non dà raggione alcuna al prete; che ogni cristiano a suo arbitrio può applicare la robba sua a quella pia opera che gli piace, senza che l'ecclesiastico gli possi impor legge alcuna, altrimenti sarebbe ben una estrema servitú del povero laico, se non potesse fare se non quel bene che al prete pare. Dannavano anco alcuni, per questo medesimo rispetto, il capo dove obliquamente è attribuita al clero la commutazione delle ultime volontà con prescriver come e quando si possino commutare: dicevano esser abuso intolerabile, essendo chiaro, che i testamenti hanno il loro vigore dalla legge civile e da quella sola possono esser mutati, e se alcun dicesse che il vigore venisse dalla legge naturale, tanto meno li preti possono averci sopra autorità, perché di quella legge ancora, dove è dispensabile, non può esser dispensatore se non chi tiene maestà nella republica, overo li ministri di quella; ma li ministri di Cristo doversi raccordare che san Paolo non gli ha dato amministrazione se non de' ministerii di Dio.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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