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      Né s'ingannò il pontefice del suo pensiero: imperoché da tutti tirò parola che avevano in quella maniera operato conoscendo che in quei tempi il servizio divino vuol che sia distesa l'autorità ponteficia et in tal risoluzione averebbono perseverato, e testificarono di sentirsi maggiormente ubligati per li cortesi ringraziamenti di Sua Santità, di quello che per debito avevano operato.
     
     
      Libro settimo[18 settembre 1562 - 15 maggio 1563]
     
     
      [Discorso dell'autore sull'ordine del suo dissegno]
     
      È costume di chi scrive istoria nel principio proponer il modello della trattazione; nondimeno io ho stimato ben differirlo a questo passo, facendolo ritratto delle cose narrate [e] dissegno di quelle che sono per raccontare. Avendo deliberato alle memorie da me raccolte dar qualche forma che non superasse la facoltà mia e fosse piú accommodata alla materia, ebbi considerazione che, fra tutti i maneggi in questo secolo tra cristiani occorsi, e forse anco in quelli che negl'anni rimanenti occorreranno, questo tiene il primo luogo, e che, delle cose riputate il piú degl'uomini sentono beneficio e piacere d'intenderne le minuzie: perciò giudicai convenirgli la forma di diario. A questo mio parer s'attraversarono due opposizioni: l'una, che con quella forma non conveniva narrare li successi de 29 anni che scorsero per preparar il nascimento a questo concilio, né meno quelli de' altri 14 che in 2 volte passò dormendo, con incertezza se fosse vivo o morto; l'altra, che non aveva, né poteva aver tutta la materia che ricerca una effemeride continuata.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Sua Santità Discorso