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      Il che essendo pervenuto alle orecchie de' ponteficii, fecero passar voce tra i teologi che fosse stato da' legati vietato il parlar sopra quella questione.
     
     
      [Esamine del terzo articolo della ierarchia ecclesiastica]
     
      Ma tornando alla congregazione, quando parlò la classe seconda, mista de teologi e canonisti, Tomas Dassio, canonico di Valenza, disse che il metter dubio sopra la ierarchia ecclesiastica nasceva da crassa ignoranza dell'antichità, essendo cosa notissima che nella Chiesa il popolo è sempre stato governato dal clero, e nel clero gl'inferiori da' superiori, sino che tutti li gradi sono ridotti ad un solo rettor universale, che è il romano pontefice. Et avendo con longa narrazione mostrato la proposta, soggionse che non vi era bisogno salvo che far apparir questa verità con levar gl'errori contrarii; li quali a lui pareva esser stati introdotti da' scolastici, mentre col sottilizar troppo, alle volte oscurano le cose chiare, opponendosi a' canonisti, che mettono tra gl'ordini la prima tonsura e l'episcopato. Di questo parergli cosa molto strana come confessino che sia proprio di quello la confermazione, l'ordinazione e tante altre consecrazioni, quali altri, che tentasse ministrarle, non farebbe niente, e neghino che non sia ordine, facendo poi ordine l'ostiariato per serrar le porte, che ugualmente saranno ben serrate da un laico. E quanto alla prima tonsura aver sempre sentito dir a' teologi che sacramento è un segno esteriore, che significa una grazia spirituale; nella prima tonsura esserci il segno e la cosa significata, la deputazione alle cose divine, e però restar pieno d'ammirazione perché voglino levargli l'esser sacramento, gionto che per quello s'entra nel clero, si participa le essenzioni ecclesiastiche; che se quella non fosse da Cristo instituita, non si potrebbe dire che né il chiericato, né la essenzione di quello fosse de iure divino; esser chiara cosa che la ierarchia consiste negl'ordini ecclesiastici, né altra cosa vuol dire ierarchia, se non sacro ordine de superiori et inferiori, e questo non potrà mai ben stabilirsi, chi non mette tra gl'ordini, come li canonisti hanno con raggione posto, l'infimo, che è la tonsura, et il sommo che è il vescovato; e questo fatto, la ierarchia è tutta stabilita, seguendo necessariamente li mezi, dato il primo e l'ultimo, e restando quelli senza sussistenza, quando non siano posti questi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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