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      Ma sopra l'altra parte dell'articolo, disse dalla lezzione de' sacri canoni esser cosa molto chiara che nell'elezzione de' vescovi e nella deputazione de' preti e diaconi il popolo e la plebe era presente e rendeva il suo voto, overo prestava l'assenso, ma questo era per concessione del papa, tacita o espressa: perché non può alcun laico nelle cose ecclesiastiche aver alcuna autorità, se non per privilegio ponteficio, e questo fu concesso allora, perché il popolo et i grandi ancora erano devoti, e con questo si trattenevano nelle cose spirituali, e portavano perciò maggior ossequio e riverenza al clero, e si rendevano pronti ad aummentarlo con oblazioni e donazioni, di onde si vede la santa Chiesa venuta nello stato che si trova; ma dopo che la devozione è cessata, li secolari non hanno altra mira che usurpar quello della Chiesa et operar che siano posti nel clero persone aderenti alla loro volontà, e però fu conveniente levargli il privilegio datogli et escluderlo affatto dalle elezzioni et ordinazioni. E li moderni eretici aver trovato una diabolica invenzione con dire che fosse debito quello che per grazia fu conceduto; e questa è delle piú pestifere eresie che mai fossero inventate, poiché distrugge la Chiesa e senza quella non può star la fede. Allegò molte raggioni e congruenzie per quali l'ordinazione debbe esser in sola potestà dell'ordinatore, e quelle confermò con decretali de' pontefici, et in fine concluse che non solo sentiva che l'articolo dovesse esser condannato per eretico, ma ancora che, essendosi levato via con giuste e necessarie raggioni il voto e consenso della plebe nelle ordinazioni, si correggesse anco il pontificale e si levassero quei luoghi che ne fanno menzione, perché, restando, sempre gl'eretici se ne valeranno per provare che l'intervento del popolo sia necessario.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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