Non mancò chi voleva trovarlo anco nella prima tonsura: l'argomento di questi fu perché non si reiterano manco nel degradato, come bisognerebbe far in quelli che non lasciano carattere impresso, e perché con questa l'uomo era ascritto al chiericato e partecipe delle essenzioni et immunità ecclesiastiche, né sarebbe possibile sostentar che il chiericato e l'immunità siano de iure divino, se non dicendo che la prima tonsura sia divina instituzione. Del vescovato maggior fu la controversia, e si rinovò la questione se è uno degl'ordini, perché avendo due proprie operazioni cosí insigni, confermare et ordinare, è necessaria la potestà spirituale, che è il carattere, senza la quale l'ordinazione o confermazione non averebbono il suo effetto. I prelati che stavano ad udire erano pieni di tedio, sentendo tante difficoltà, e prestavano l'orecchia grata a quelli che dicevano doversi tralasciare e parlar in termini universali, non senza mormorazione de' frati, che si stomacarono udendo e vedendo in loro disposizione per definire articoli e prononciar anatemi senza intender le materie et aborrendo chi gliele esplicava.
[Sesto articolo, intorno all'onzione et altre ceremonie]
Nel sesto articolo tutti con una voce dannarono li luterani d'aver detratto alle onzioni e ceremonie nel conferir gl'ordini: volevano alcuni che fossero distinte le necessarie, che appartengono alla sostanza del sacramento, sí come nel concilio fiorentino fu fatto, e si dicchiarasse eretico chi senza di quelle asseriva potersi dare o ricever l'ordine; e quanto alle altre, con universali parole fosse condannato chi le chiamasse perniciose.
| |
Sesto
|