Fecero li legati metter insieme le proposte da' cesarei e tutte le instanze che sino a quel giorno gl'erano state fatte in materia di riforma e le risposte da loro date, insieme con un estratto delle cose statuite nell'assemblea di Francia e delle ricchieste de' prelati spagnuoli, le quali mandarono al pontefice, con dirgli che non pareva loro possibile il trattener piú in parole, ma con qualche effetto mostrare al mondo d'aver animo di trattar questa materia e, venendo a risoluzione, di satisfare in qualche parte agl'ambasciatori de' prencipi, massime in quello che ricercano per interesse del loro paese; avendo però considerazione alla qualità delle cose, che non portassero pregiudicio alla potestà ponteficia et alle prerogative della Chiesa romana.
[Il pontefice rifiuta a' francesi la dilazione della sessione]
Il pontefice, veduta l'instruzzione del re di Francia, non potendo sentir cosa piú ingrata che di allongarsi il concilio, a che egli aveva concetto dover nella seguente sessione de' 12 novembre definir tutto quello che rimaneva di trattare, se qualche cosa fosse restata, al piú longo doversi finire, sospendere, o dissolvere nel fine di quell'anno, all'ambasciator residente appresso di sé, che gli faceva instanza di differir la trattazione de' dogmi alla venuta de suoi prelati e tra tanto trattare di riforma, rispose, quanto all'aspettar li prelati, esser avisato che il cardinale di Lorena aveva risoluto d'aspettar la presa di Burges e poi accompagnar il re ad Orliens, cose che ben dimostravano che la sua partita di Francia sarebbe stata molto tarda e forse anco mai sarebbe effettuata; che non era giusto sopra dissegni cosí lontani trattener tanti prelati in Trento; che le ricchieste de dilazione sono parole per tenerlo esso et i prelati in spese, non per volontà che i francesi abbino d'andar al concilio, e se con le dilazioni lo costringeranno continuare a consummar il danaro, protestava che non averebbe potuto seguitare in dar aiuti al re.
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