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      Il cardinale Simoneta ascoltò con impazienza e con frequente rivoltarsi a' colleghi, e stava per interromper il discorso; ma per esser introdotta con tanta raggionevolezza et udita con tanta attenzione da' prelati presenti, non se ne seppe risolvere.
      Dopo questo seguí fra Antonio di Grosseto dominicano, il qual, dopo aver brevemente detto sopra gl'altri articoli, si fermò in questo; fece grand'insistenza sopra le parole di san Paolo dette agli efesi in Mileto, essortandogli alla cura del gregge per esser dallo Spirito Santo preposti a reggerlo, e sopra questo fece piú osservazioni. Disse primo esser molto necessario dicchiarare che li vescovi non hanno commissione del loro officio dagl'uomini; che quando questo fosse, sarebbono mercenarii, a' quali le agnelle non appartengono; e sodisfatto l'uomo che gli ha dato la cura, non averebbono altro che pensare. Ma san Paolo dimostrò l'obligo di regger il popolo cristiano esser divino e dato dallo Spirito Santo, per concludere che non si potevano scusare sopra alcuna dispensazione umana. Allegò il celebre passo di Cipriano, che ogni vescovo è tenuto render conto a solo Cristo. Aggionse poi che i vescovi di Efeso non erano degl'instituiti da Cristo, nostro Signore, mentre era in carne mortale, ma dal medesimo san Paolo o altro apostolo o discepolo, e pur tuttavia non si fa menzione alcuna dell'ordinatore, ma il tutto allo Spirito Santo s'attribuisce, che non solo abbia dato l'autorità di regger, ma anco divisa la parte del gregge consegnatagli da pascere.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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