Il seguente giorno, 2 ottobre, 2 teologi furono a provare che, sí come la superiorità de' vescovi era certa, cosí il cercar quo iure era cosa difficile a decidere e, quando fosse stata decisa, di nissun frutto, e però da tralasciare; due altri sostennero che de iure pontificio. E fra Simon fiorentino, teologo di Seripando, portò il discorso conforme all'opinione di Gaetano e del Catarino in questa forma: che il vescovato è de iure divino instituito da Cristo per regger la Chiesa; che la Maestà Sua ha instituito vescovi tutti gl'apostoli, quando gl'ha detto: "Io vi mando, sí come son io stato dal Padre mandato"; ma quella instituzione fu personale e con ciascuno di loro si doveva finire, et uno ne constituí che perpetuamente dovesse durare nella Chiesa, che fu Pietro, quando disse, non a lui solo, ma a tutta la sua successione: "Pasci le mie agnelle"; e cosí intese sant'Agostino, quando disse che Pietro rapresentava tutta la Chiesa, il che de nissun degl'apostoli fu mai detto. Anzi san Cipriano disse che san Pietro non solo è tipo e figura dell'unità, ma che la unità incommincia da lui. In questa potestà, a solo Pietro e successori data, si contiene la cura di reggere tutta la Chiesa e di ordinar altri rettori e pastori, non però come delegati ma come ordinarii, dividendo particolari provincie, città, chiese. Perilché, quando si dimanda se alcuno è vescovo de iure divino, s'ha da dire che sí, uno solo, il successor di Pietro; del resto il vescovato è ben de iure divino, sí che manco il papa può fare che non vi siano vescovi nella Chiesa, ma ciascuno d'essi vescovi sono de iure ponteficio; di onde viene che egli può creargli, trasferirgli, restringergli et ampliargli la diocesi, dargli maggior o minor autorità, sospendergli anco e privargli, che non può in quello che è de iure divino: perché al sacerdote non può levar l'autorità di consecrare, avendola da Cristo, et al vescovo può levar ogni giurisdizzione, non per altro, se non perché l'ha da lui; et a questo modo doversi intender il celebre detto di Cipriano: il vescovato è uno e ciascuno vescovo ne tiene una parte in solido; altrimenti dicendo, non si può difender che il governo della Chiesa sia il piú perfetto di tutti, cioè monarchico, e per necessità si darebbe un governo oligarchico imperfettissimo e dannato da tutti quelli che de governo scrivono.
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