Per fine del suo raggionamento disse che egli in concilio non aveva altra autorità se non di approvar o reprovar le determinazioni di quello, senza il che non sarebbono d'alcun valore, e che dissegnava, finito il concilio, trovarsi a Bologna e farvi radunar tutti li padri per conoscergli, ringraziargli e far l'approbazione. Diede anco al pontefice il messo venuto da Francia lettere del cardinale di Lorena del tenor medesimo, con aggionta d'offerte d'ogni opera et officio per conservar l'autorità della Santa Sede. Interrogò il pontefice in particolare quello che il cardinale dissegnava proponer; né avendo risposta se non generale, cioè li rimedii necessarii al regno di Francia, per dar al cardinale un avvertimento, rispose che tutto sarebbe ben maturato, decidendosi in concilio ogni cosa per pluralità delle voci.
[Risulto della congregazione di Roma sopra le difficoltà di Trento]
Nella congregazione de' cardinali fu deliberato di risponder a' legati che facessero ogni opera di dar risoluzione all'articolo della residenza inanzi l'arrivo de' francesi, operando che fosse rimesso al pontefice, senza alcun decreto, se fosse possibile; quando no, almeno con decreto. Il che quando non si potesse ottenere, fosse dicchiarata con premii e pene, senza toccar il ponto se fosse o no de iure divino. Che l'articolo dell'instituzione de' vescovi pareva arduo e di gran consequenza, però procurassero anco che quello fosse rimesso similmente; ma quando non si potesse, questo osservassero inviolabilmente di non lasciar determinar che fosse de iure divino.
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