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      Concluse che questo era il fondamento della dottrina cristiana e la pietra sopra qual la Chiesa era edificata; e passò a censurare quelli che tenevano esser alcuna potestà ne' vescovi, ricevuta da Cristo, perché sarebbe un levar il privilegio della Chiesa romana, che il pontefice sia capo della Chiesa e vicario di Cristo. E si sa molto ben quello che dall'antico canone Omnes sive patriarchæ è statuito, cioè chi leva raggioni delle altre chiese commette ingiustizia, e chi leva li privilegii della Chiesa romana è eretico. Aggionse esser una mera contradizzione voler che il pontefice sia capo della Chiesa, voler che il governo sia monarchico, e poi dire che vi sia potestà o giurisdizzione non derivata da lui, ricevuta da altri.
      Nel risolver le raggioni in contrario dette, discorse che, secondo l'ordine da Cristo instituito, gli apostoli dovevano esser ordinati vescovi non da Cristo ma da Pietro, ricevendo da lui solo la giurisdizzione, e cosí molti dottori catolici anco tengono che fosse fatto; la qual opinione è molto probabile. Gl'altri però che dicono gl'apostoli esser stati ordinati vescovi da Cristo, aggiongono che ciò facendo la Maestà Sua prevenne l'ufficio di Pietro, facendo per quella volta quello che a lui toccava, dando agl'apostoli esso quella potestà che dovevano aver da Pietro; a punto come Dio pigliò dello spirito di Mosè e lo compartí a' 70 giudici; onde tanto fu come se da Pietro fossero stati ordinati e da lui avessero ricevuto tutta l'autorità, e però restarono soggetti a Pietro quanto a' luoghi e modi d'essercitarla; e se non si legge che Pietro gli correggesse, ciò non esser stato per difetto di potestà, ma perché essercitarono rettamente il loro carico.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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