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      E però ne' concilii quanto si voglia numerosi, quando il papa è presente, egli solo decreta, né il concilio vi mette del suo, se non che approva, cioè riceve; et in tutti li tempi s'è detto solamente: "sacro approbante concilio"; anzi, che nelle determinazioni di supremo peso, come fu la deposizione dell'imperatore Federico II, nel concilio generale di Lione, Innocenzo IV, sapientissimo pontefice, ricusò l'approbazione della sinodo, acciò non paresse ad alcuno che fosse necessaria, e gli bastò dire: "sacro praesente concilio", né per questo si debbe dir superfluo il concilio, perché si congrega per maggior inquisizione, per piú facile persuasione et anco per dar gusto alle persone; e quando giudica, lo fa in virtú dell'autorità ponteficia, derivata dalla divina datagli dal papa. E per queste raggioni i buoni dottori hanno sottoposto l'autorità del concilio all'autorità del pontefice, come tutta dependente da questa, senza la quale non ha né assistenza dello Spirito Santo, né infallibilità, né potestà d'obligar la Chiesa, se non in quanto gli è concessa da quel solo a chi Cristo ha detto: "Pasci le mie pecorelle".
     
     
      [Diversi giudicii sul detto discorso]
     
      Non fu in questo concilio discorso piú lodato e biasmato secondo il diverso affetto degl'audienti: da' ponteficii era predicato per il piú dotto, risoluto e fondato; dagl'altri notato per adulatorio, e da altri anco per eretico; e molti si lasciavano intender d'esser offesi per l'aspra censura da lui usata, et aver animo nelle seguenti congregazioni con ogni occasione d'arguirlo e notarlo d'ignoranza e temerità. Et il vescovo di Parigi, che era indisposto in casa nel tempo che sarebbe toccato a lui di votare, diceva ad ogni uno che, quando si fosse fatta congregazione, voleva dir il parer suo contra quella dottrina senza rispetto, la qual inaudita ne' passati secoli, era stata inventata già 50 anni dal Gaetano per guadagnar un capello; che dalla Sorbona fu in quei tempi censurata; che in luogo del regno celeste, che cosí è chiamata la Chiesa, fa non un regno, ma una tirannide temporale; che leva alla Chiesa il titolo di sposa di Cristo e la fa serva prostituta ad un uomo.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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