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      Essempio che per l'antichità et autorità divina debbe levar il credito a tutti quelli che da tempi seguenti, eziandio da tutti insieme, possono esser dedutti. E per qualche giorno in tutto Trento quel raggionamento del giesuita, per i sopradetti et altri ponti, somministrò materia a molti discorsi, e per ogni luogo d'altro non si parlava.
      I legati sentivano dispiacere che quel rimedio, applicato da loro per medicina, partorisse effetto contrario, vedendo che doveva esser causa di far allongar i voti nelle congregazioni, né sapevano come impedirgli; perché avendo quel padre parlato 2 ore e piú, non si vedeva come interrompere chi gli volesse contradire, e massime a propria difesa; et intendendo che egli distendeva il suo discorso per darlo fuori, lo chiamarono e gli proibirono che non lo communicasse con alcuno, per non dar occasione ad altri di scrivere in contrario; avendo inanzi gl'occhi il male che seguí per aver il Catarino dato fuori il voto suo della residenza, di dove riuscí tutto 'l male che ancora continuava piú ingagliardito. Ma egli non si poté contenere di darne copia ad alcuni, cosí stimando d'onorare et obligare li ponteficii alla società sua nascente, come anco per moderare in scrittura alcuni particolari detti troppo petulantemente in voce. Molti si accinsero per scriver in contrario e durò questo moto sin tanto che la venuta de' francesi fece andar in oblivione questa differenza, con introdurne di piú considerabili et importanti.
      Si frequentavano tuttavia li consegli de' ponteficii contra i spagnuoli, e le prattiche appresso i prelati che stimavano poter guadagnare, et opportunamente s'offerí a' legati un dottor spagnuolo, cognominato Zanel, che gli propose modi di metter li prelati di quella nazione in difesa e dargli altro che pensare, e gli presentò 13 capi di riforma che gli toccavano molto al vivo; non però se ne poté cavar il frutto aspettato, perché quelle riforme ricercavano altre parimente toccanti la corte, quali fecero desister dal proseguir inanzi, per non far secondo il proverbio, di perder doi occhi per privar d'uno l'avversario.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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