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      Interpellò i padri a sovvenir alla republica cristiana, poiché soli potevano estinguer quell'incendio. Disse che era l'anno vigesimosesto dopo che Paolo III diede principio a medicar il male, intimando quivi il concilio, il qual fu differito, poi dissimulato, e finalmente in quello con varie fazzioni si contese, sinché fu trasferito a Bologna; dove intervennero varie dilazioni, maggior contenzioni e fazzioni piú acerbe. Fu poi ricchiamato in Trento e per le guerre dissoluto. Ora essersi gionto all'ultimo: non esservi piú luogo di dissimulazione; quel concilio overo esser per reconciliar tutto 'l mondo, o per precipitarlo in una certa ruina. Però conveniva che i padri non risguardassero agl'interessi privati, non portassero dissegni, né parlassero in grazia d'altri, trattandosi la causa della religione. Se averanno l'occhio ad altra cosa, la religione sarà spedita. E le sudette cose dette con libertà temperò con adulazione, prima a' padri, poi verso il pontefice, l'imperatore, il re de' Romani e quello di Polonia. Passò alle lodi della regina madre di Francia e del re di Portogallo, et in fine essortò alla riforma della disciplina ecclesiastica.
      Il cardinale di Lorena, ricevuta la nuova della preggionia del prencipe, restò molto allegro, particolarmente per l'onore del fratello, e tanto piú entrò in desiderio di ritornar presto in Francia per poter aiutar, stando in corte e nel regio conseglio, le cose di quello et avanzarsi esso ancora qualche grado piú alto, poiché era levato e Navarra et il contestabile, a' quali era necessario che cedesse.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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