particola dove si diceva che i vescovi sono tenuti per divino precetto attendere e vegliare sopra il gregge personalmente; perilché dubitando che a Roma non avessero il medesimo senso, mutarono quelle parole, e cosí riformata la proposero in congregazione.
Di questa mutazione restarono Lorena e Madruccio offesi gravemente, parendo loro d'esser sprezzati, e Lorena diceva che per l'avvenire non voleva pigliare altro pensiero, né piú voleva trattar con prelati, ma attender a dir il suo voto con modestia, servendo però amorevolmente li legati, se avesse potuto, in qualche opera onesta. E Madruccio non restava di dire che vi era un concilio piú secreto dentro il concilio, che si attribuiva maggior autorità. Ma li legati, vedendo che ogni rimedio tornava in male, lasciarono di far congregazioni: né questo era a bastanza, perché i prelati facevano private congregazioni tra loro e li legati continue consulte. E l'arcivescovo d'Ottranto et altri aspiranti al cardinalato, dove tenevano certo arrivare se il concilio si separava, erano accordati d'opporsi ad ogni cosa per far nascer tumulto et appassionatamente andavano attorno, eziandio la notte, facendo prattiche e facendo sottoscriver polize; la qual cosa se ben quanto all'effetto piaceva a' legati, quanto al modo però alla maggior parte di loro dispiaceva, come di cattivo essempio e che poteva partorir gravissimo scandalo. Et anco nella parte contraria non mancava chi desiderava la dissoluzione; ma ciascuna parte aspettava l'occasione che la colpa fosse attribuita all'altra: onde li sospetti dell'una e l'altra parte crescevano.
| |
Roma Lorena Madruccio Lorena Madruccio Ottranto
|