Le qual cose riferite da Sinigaglia a' legati, in presenza di molti prelati italiani congregati là per consultare questa medesima materia, gli fece entrar in dubio che fosse impossibile ridur li francesi.
Occorse anco nel medesimo tempo, cosa che diede grand'animo a' spagnuoli, la venuta di Martin Guzdellun, del quale di sopra s'è parlato; egli avendo veduto gl'andamenti di qualche giorno, si lasciò intender d'aver chiaramente compreso che il concilio non era libero; lodava molto il Uranata e diceva il re averlo in buona opinione, e che, se vacasse il vescovado di Toledo, gliene faria mercede. Negoziate queste cose, venne la dominica d'ultimo genaro, quando era intimata la congregazione generale per ricever l'ambasciator di Savoia sopranominato; egli fece un breve raggionamento, mostrando li pericoli in quali era lo stato del suo prencipe per la vicinità degl'eretici e le spese grandi che faceva; essortò a finir presto il concilio et a' pensar modi come far ricever li decreti a' contumaci, et offerí tutte le forze del suo patrone. Gli fu risposto lodando la pietà e prudenza di quel duca e rallegrandosi della venuta dell'ambasciatore. Continuando le congregazioni, le dissensioni crescevano, e molti dimandavano che fosse proposto il decreto della residenza formato da' due cardinali. Li legati, vedendo tanti dispareri, dopo longhe consulte tra loro e consegli presi co' prelati amorevoli, deliberarono che non fosse tempo di far decisione alcuna, ma necessario d'interponervi tanta dilazione, che gl'umori da se medesimi deponessero tanto fervore, overo si trovasse qualche ispediente per accordare le differenze con prolongar il tempo della sessione; e per farlo d'accordo, andarono tutti a casa di Lorena per conferirgli il loro pensiero e dimandargli conseglio et aiuto.
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