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      Non fu anco tacciuto che quella distinzione di sessione e congregazione generale non era reale, et intervenendo cosí in questa, come in quella le medesime persone e l'istesso numero intiero, si dovesse aver per deciso quello che fosse deliberato nella congregazione generale. Dopo gran contenzione fu risoluto per il numero del piú la dilazione sino a' 22 aprile, non rimovendosi l'altra parte dalla contradizzione. Il cardinale di Lorena, se ben mostrò consentire a complacenza, ebbe però caro per proprio interresse la dilazione per quattro cause: perché fra tanto averebbe veduto quello che succedesse della salute del papa; averebbe avuto commodità di trattar coll'imperatore, et intender la mente del re Catolico, et averebbe visto il successo delle cose in Francia, onde potesse poi deliberar con fondamento maggiore.
      Il dí seguente gl'ambasciatori francesi fecero grand'e longa instanza a' legati che si trattasse la riforma e fossero proposte le loro petizioni, prima che s'incomminciasse a trattar la materia del matrimonio. I legati risposero che il concilio non doveva ricever leggi da altri, e se da' prencipi sono proposte cose convenienti, è il dovere avervi sopra considerazione in quelle opportunità che giudicassero li presidenti; che se nelle petizioni loro vi saranno cose pertinenti alla materia dell'ordine, proponeranno quelle insieme, e successivamente le altre a suo tempo. Questa risposta non contentando gl'ambasciatori, replicarono l'instanza, aggiongendo che, se non volevano far la proposizione, si contentassero che da loro medesimi fosse fatta, overo gli dassero aperta negativa; soggiongendo quasi in forma di protesto che il continuare con risposte ambigue, sarebbe da loro tenuto per equivalente ad una negativa derisoria.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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