Raccontò ancora che quella Maestà faceva consultar da teologi le sue petizioni et altre cose spettanti al concilio; che se ben egli et il noncio Delfino avevano usata molta diligenza, non avevano però potuto penetrar li particolari.
Non passò però molto tempo che quelle ancora vennero a notizia. Imperoché scrisse il giesuita Canisio al general Lainez che l'imperatore era mal animato verso le cose del concilio e che faceva consultar molti ponti, per esser risoluto come procedere, quando il papa perseveri in non voler che si proponga riforma overo in dar parole sole, contrarie a' fatti. Fra' quali un era: qual sia l'autorità imperiale nel concilio; che della consulta era principale Federico Staffilo, confessor della regina di Boemia. Ricercò Canisio che gli fosse mandato uno della società, che l'averebbe introdotto in quella consulta e con quel mezo s'averebbe scoperto ogni trattazione; onde, discorso col cardinale Simoneta, risolverono di mandar il padre [Gieronimo] Natale, dal quale furono le cose intieramente scoperte.
Et erano gl'articoli posti in consulta 17, e furono questi:
1 Se il concilio generale, legitimamente congregato col favor de' prencipi, nel progresso possi mutar l'ordine che il papa ha determinato che si osservi nel trattar le materie, overo introdurne altro modo.
2 Se sia utile alla Chiesa che il concilio debbia trattar e determinar le cose, sí come è indrizzato dal papa o dalla corte di Roma, sí che non possi né debbia far altrimenti.
3 Se morendo il papa in tempo che il concilio sia aperto, l'elezzione s'aspetti a' padri del concilio.
| |
Maestà Delfino Canisio Lainez Federico Staffilo Boemia Canisio Simoneta Gieronimo Natale Chiesa Roma
|