Ma il papa, risoluto e che sentí con dispiacere non aver potuto ottener la secretezza che desiderava, gli rispose liberamente che il cardinale di Lorena era andato al concilio come capo d'una delle parti pretendenti e che egli voleva diputar persone neutrali e senza interessi. A che opponendosi per risponder il cardinale, il pontefice affrettò il passo e descese cosí presto che non vi fu tempo da dar risposta. Finita la congregazione il papa lasciò andar li cardinali alla capella et esso ritornò alla sua camera, per non restar in ceremonia in tempo quando era alterato gravemente per le parole di quel cardinale.
Ma in Trento il 9 di marzo arrivò aviso che il duca di Ghisa, fratello del cardinale di Lorena, nel ritornar dalla trincea sotto Orliens fu ferito d'un'archibuggiata da Giovanni Politroto, gentiluomo privato della religione riformata, della qual archibuggiata 6 giorni dopo era morto, con dispiacere di tutta la corte, e che dopo la ferita aveva essortato la regina a far la pace e detto apertamente esser inimico del regno quello che non la voleva. L'omicida, interrogato de' complici, nominò l'armiraglio Coligní e Teodoro Beza, e dopo scolpò Beza, perseverando nell'incolpar l'altro. Variò poi ancora in maniera che lasciò incerto quello che si dovesse credere. Ma il cardinale, ricevuta la nuova, si providde di maggiore guardia attorno di quella che soleva tenere, e composto l'animo dal dolore della morte d'un fratello cosí congionto con lui, prima d'ogni altra cosa scrisse una lettera consolatoria alla madre commune, che era Antonietta di Borbon, piena d'isquisiti concetti, da comparare e, come li suoi dicevano, da antepore a quei di Seneca; in fine della quale aggionse esser deliberato andarsene alla sua chiesa a Rems et il rimanente di vita che gli restava consummarlo in predicar la parola di Dio, instruir il suo popolo et educar li figliuoli del fratello in pietà cristiana, né da questi ufficii cessar mai, se non quando il regno per le cose publiche avesse bisogno dell'opera sua.
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