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      Rescrisse adonque il pontefice all'imperatore che aveva convocato il concilio con participazione sua e de' altri re e prencipi, non perché la Sede apostolica avesse bisogno nel governo della Chiesa d'aspettar il consenso di qual si voglia autorità, avendone piena potestà da Cristo; che tutti gl'antichi concilii sono stati congregati per auttorità del pontefice romano, né mai alcun prencipe si è interposto in questo, se non puro essecutore; che egli non ha avuto mai pensiero né di sospendere, né di discioglier il concilio, ma ha sempre giudicato che per servizio di Dio si debbia metterci compito fine; che non era impedita, ma aiutata la libertà del concilio con le consulte che in Roma si facevano nelle materie medesime; che mai si è celebrato concilio, senza la presenzia del pontefice, dove dalla Sede apostolica non sia mandata instruzzione e seguitata anco da' padri; che restano ancora le instruzzioni, le quali papa Celestino mandò al concilio efesino, papa Leone al calcedonense, papa Agato al trullano, papa Adriano I al niceno secondo, et Adriano II all'ottavo generale constantinopolitano; che quanto al proponer in concilio, quando il romano pontefice è stato presente ne' concilii egli solo ha sempre proposto le materie, anzi egli solo le ha risolute, non avendovi il concilio posto altro che l'approbazione; in assenza del pontefice, aver proposto li legati, overo dal medesimo esser stati deputati proponenti, e cosí il concilio in Trento aver deliberato che li legati proponessero; il che è necessario per servar qualche ordine; ché sarebbe una gran confusione, quando tumultuariamente e quando uno contra l'altro potessero metter a campo cose sediziose et inconvenienti; non però esser stato negato mai di proponer tutte le cose utili; che ha sentito con dispiacere le prattiche fatte da diversi contra l'autorità data da Cristo alla Sede apostolica; esser pieni tutti li libri de' padri e concilii che il pontefice, successor di Pietro e vicario di Cristo, è pastor della Chiesa universale; e con tutto ciò contra questa verità s'erano fatte in Trento molte conventicole e prattiche, e tuttavia la Chiesa ha sempre usato quella forma di parlare, come Sua Maestà potrebbe veder ne' luoghi che gli mandava citati nell'incluso foglio; e soggionse tutti li mali presenti esser nati, perché li suoi legati, a fine d'ovviare che le cattive lingue non parlassero contra la libertà del concilio, con usar connivenza avevano lasciato vilipender la loro autorità, onde il concilio si poteva dir piú tosto licenzioso che libero.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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