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      Che quanto alla riforma, egli la desidera rigida et intiera, et ha continuamente sollecitato li legati a risolverla. Che per quel che tocca alla sua corte, erano note al mondo le molte provisioni che aveva fatto, con diminuzione anco delle entrate sue, e se alcuna cosa restava a fare non era per tralasciarla; ma non si poteva far in Trento che stesse bene, perché non essendo quei prelati informati, in luogo di riformarla, la disformarrebbono maggiormente; che desiderava tra tanto veder qualche riforma anco nelle altre corti, che non avevano minor bisogno, delle cose della Chiesa tuttavia solamente parlando; e che forse dagl'abusi di quelle nasce il male principalmente. Che quanto alle petizioni proposte dagl'ambasciatori di Sua Maestà e dagl'altri, egli ha sempre scritto che fossero essaminate e discusse, ciascuna al tempo conveniente; perché essendo già instituito et incaminato l'ordine di terminar in concilio insieme le materie di fede e riformar gl'abusi concernenti quelle, non si potrebbe senza confusione et indegnità alterarlo; che avendo Sua Maestà toccato diversi disordini del concilio, aveva tralasciato il principale e fonte degl'altri, cioè che quelli che debbono pigliar legge da' concilii vogliono dargliela; che se fosse immitata la pietà di Constantino e de' doi Teodosii e seguiti li loro essempi, il concilio sarebbe senza divisione tra li padri et in somma riputazione appresso il mondo. Che nissuna cosa desiderava piú che intervenire personalmente in concilio per rimediare al poco ordine che si serva, ma per sua et


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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