Alle qual proposizioni, quanto al matrimonio il papa s'offerí a tutto quello dove s'estendeva l'autorità sua, dicendo che farebbe consultare; ma la trattazione non caminava inanzi per l'infermità che successe alla prencipessa, che levò ogni speranza di matrimonio. E quanto al sussidio et all'alienazione, mostrò il pontefice animo pronto, ma difficoltà di metterlo in effetto, mentre li prelati stavano in spese nel concilio; promettendo che se il re l'aiutasse a finirlo e liberarsene, egli lo gratificherebbe. Quanto alle cose del concilio, nelle prime audienze don Luigi non passò molto inanzi; solo offerí di procurare la conservazione dell'autorità ponteficia et essortò il pontefice a non trattar di far lega de' catolici, accioché gl'eretici non la facessero tra loro e che Francia non si precipitasse ad ogni accordo con gl'ugonotti.
[I cesarei vogliono richiedere il calice. Residenza rimessa in campo]
In questo mentre in Trento si facevano diverse adunanze: gl'ambasciatori cesarei adunarono i prelati spagnuoli in casa dell'arcivescovo di Granata, per indurgli a consentir che nel concilio si concedesse l'uso del calice, con dissegno di propor di nuovo quella materia; ma gli trovarono tanto alieni, che furono costretti metterla in silenzio. Il cardinale di Lorena fece molte congregazioni co' suoi prelati e teologi per essaminare li luoghi mandati dal pontefice all'imperatore, nel foglio di sopra riferito, e dall'imperatore a lui sopra le parole "Universalem Ecclesiam", facendo veder se quei passi erano citati direttamente e se gli era dato il vero sentimento, per formare, come poi fecero, un'altra scrittura in confutazione di quella.
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