Gl'ambasciatori cesarei diedero copia in Trento a molti della lettera dell'imperatore scritta al papa; per la qual causa li legati vennero in opinione di far andar attorno essi ancora la copia della scritta da loro in risposta a quella Maestà, quando gli mandò quella che al papa aveva scritto: la qual risposta essendo fatta secondo l'instruzzione scritta da Roma, conteneva li medesimi concetti che la lettera del papa.
Il pontefice, confrontate le proposte fattegli da tutti gl'ambasciatori con quello che era avisato esser detto dal cardinale di Lorena, tanto piú fermò nell'animo suo di non dover consentire alle proposizioni di riforma date da' francesi; e veramente non solo una persona di gran spirito e molto versato ne' negozii, come il pontefice era, ma ogni mediocre ingegno averebbe scoperto l'artificio ordito per tirarlo, quando fosse stato incauto, nella rete. Considerava non altro significar il dire che si dicchiari quali delle petizioni non gli piacciono, lasciando deliberar le altre, se non lasciar aprir la strada con quelle, per introdur dopoi le altre che fossero in suo pregiudicio. E chi poteva dubitare che l'ottener le prime fosse non fine, ma grado per passar dove si mirava? Et il rilasciar li precetti ecclesiastici spettanti a' riti, come la communione del calice, il celibato de' preti, l'uso della lingua latina, parer in primo aspetto che non possino derogar all'auttorità ponteficia, nondimeno, qualonque di questi riti alterato, causerebbe immediate la total destruzzione de' fondamenti della Chiesa romana.
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