Ma essendo questo ordine andato che già il cardinale era partito per Padova, il vescovo, communicato il negozio col cardinale Simoneta, concluse che l'importanza della cosa non comportava indugio di tempo, né meno di negoziarla altrimenti che a bocca; si risolvé di seguitar Lorena sotto pretesto di veder in Padova un suo nipote gravamente infermo; dove gionto e visitato il cardinale e presentategli le lettere di Borromeo e fatto l'ufficio di condoglienza, non mostrando d'aver tanto negozio con lui, entrati in raggionamento, dimandò il cardinale che cosa era di nuovo in Trento dopo la sua partita e se era vero che il cardinale Morone fosse per andar all'imperatore, come si diceva. Dopo molti discorsi dell'uno e dell'altro, il vescovo passò a raccordargli che Sua Signoria Illustrissima in Trento gl'aveva altre volte detto che, se il pontefice avesse voluto trasferirsi a Bologna, l'imperator vi sarebbe andato e sarebbe stato occasione d'incoronarlo, il che averebbe messo molto conto a Sua Santità, per mantenersi nel possesso della coronazione, la quale la Germania oppugnava; il che essendo di nuovo dal cardinale affermato, soggionse il vescovo che egli allora ne aveva dato aviso a Roma et al presente ne aveva tal risposta, dalla quale concludeva che si rapresentava una bellissima occasione a Sua Signoria Illustrissima di portar un gran frutto alla Chiesa di Dio, adoperandosi per mandar ad effetto cosí util dissegno; imperoché, quando ella disponesse Sua Maestà ad andar a Bologna, chiamando anco là il concilio, si poteva tener per certo che Sua Santità s'averebbe risoluta ad andarci, e con l'assistenza del papa e dell'imperatore, le cose del concilio averebbono preso presto e felice successo.
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