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      Al che avendo risposto il cardinale di Pisa che vi fosse bisogno di propria e special autorità, ordinò il pontefice che si facesse una nuova bolla, la qual fu data a' 7 d'aprile e conteneva in sostanza: che il pontefice romano, vicario di Cristo, al qual egli ha racomandato le sue pecorelle da pascere, di invigilare per ridur li sviati e rafrenar col timor di pene temporali quelli che non si possono acquistar con le ammonizioni, che egli dal principio della sua assonzione non ha tralasciato d'esseguir questo carico; con tutto ciò alcuni vescovi, non solo sono caduti in errori ereticali, ma favoriscono ancora gl'altri eretici, oppugnando la fede. Al che per provedere, commanda agl'inquisitori generali di Roma, a' quali altre volte ha commesso l'istesso, che procedino contra questi tali, eziandio vescovi e cardinali, abitanti ne' luoghi dove la setta luterana è potente, con facoltà di potergli citar per editto in Roma, o veramente a' confini delle terre della Chiesa, a comparer personalmente e, non comparendo, proceder inanzi sino alla sentenza, la qual egli prononcierà in consistoro secreto. Li cardinali, esseguendo il commandamento del pontefice, citarono per editto a comparer personalmente in Roma per espurgarsi dall'imputazione d'eresia e de fautori d'eretici Odeto Coligní, cardinale di Sciatiglion, Sanroman, arcivescovo d'Ais, Gioanni Monluc, vescovo di Valenza, Giovanni Antonio Caracciolo, vescovo di Troia, Giovanni Barbanson, vescovo d'Apame, Carlo Gilar, vescovo di Sciartres.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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