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      Che se ne era veduto l'essempio per l'editto fatto inanzi, il qual non si tirò dietro quiete e tranquillità, come si sperava, ma una guerra peggiore che per l'inanzi. Et erano anco tra li prelati di quelli che dicevano il re e tutto 'l conseglio esser incorsi nelle scommuniche di tante decretali e bolle, per aver dato pace agl'eretici, e che per questo non si doveva sperar che le cose di quel regno potessero prosperare, dove era una manifesta disubedienza alla Sede apostolica, sin tanto che il re et il conseglio non si facessero assolvere dalle censure e perseguitassero gl'eretici con tutte le forze. E se ben da alcuni de' francesi era difeso, con dire che le turbulazioni continuamente sopportate da tutta la Francia et il pericolo notorio della rovina del regno le giustificavano assai contra l'opposizione di quelli che non risguardano se non a' loro interessi e non considerano la necessità nella quale il re si trovava ridotto, la qual supera tutte le leggi, allegando quella di Romulo, che la salute del popolo è la principale e suprema tra tutte; queste raggioni erano poco stimate e l'editto del re biasmato sopra tutto perché nel proemio diceva esservi speranza che il tempo et il frutto d'un libero, santo, general o nazional concilio porterebbono lo stabilimento della tranquillità; la qual cosa riputavano un'ingiuria al concilio generale, per esser posto in alternativa con un nazionale, e che fossero nominati il cardinale di Borbon et il cardinale di Ghisa tra gl'autori del conseglio di far la pace, dicendo che questa era con grand'ingiuria della Sede apostolica.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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