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      Seguí quell'opinione il cardinale Madruccio e cosí gran numero de' padri che la sua sentenza prevalse, sí che fu decretato che a' 20 maggio sarebbe prefisso il giorno da celebrare poi la futura sessione.
      Finita la congregazione, Antonio Chierelia, vescovo di Budua, solito per l'adietro nel dire il suo voto trattener li padri con qualche facezia e spesse volte aggiongerci qualche profezia che tuttavia tenesse del ridiculo, le quali si mandavano anco fuori in diverse parti, allora ne diede fuora una sopra la città di Trento, immitando quelle molte d'Isaia dove sono predetti i gravami e calamità di diverse città. Diceva in sostanza che Trento era stata favorita et eletta per la città dove si dovesse stabilir una general concordia del cristianesmo, ma per la sua inospitalità resa indegna di quell'onore, doveva in breve incorrer l'odio universale, come seminario di maggior discordie. Era ben palliato il senso con coperta di diversi enigmi in forma profetica poetica, ma non talmente che non fosse con facilità intesa.
      L'aver Lorena con tanta reputazione ottenuto l'universal consenso diede gran gelosia a' ponteficii, li quali, atteso l'onore che gli fu fatto il giorno inanzi da quelli che l'incontrarono e l'esser ricevuta la sua opinione da tanti, riputavano la cosa non solo con indegnità de' legati, ma anco che fosse fatta un'apertura contra il decreto che li soli legati propongano; et andavano parlando quasi publicamente che ben il pontefice diceva quel cardinale esser capo di parte; e che prolongava l'espedizione [del concilio, e che impediva la translazione] in Bologna.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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