In questo mentre, il cardinale Morone ebbe dall'imperatore la sua espedizione in scritto, con parole assai generali, che egli defenderebbe l'autorità del papa contra gl'eretici, in caso che vi fosse bisogno; che si sarebbe fermato in Ispruc senza passar piú inanzi; che la traslazione del concilio a Bologna non era da farsi senza consenso de' re di Francia e di Spagna; che quanto alla coronazione sua, non era cosa da risolvere, se prima non si proponeva in dieta; perché cosí alla sprovista averebbe dato molto che dire alla Germania; che quanto al proceder in concilio, egli sarebbe restato sodisfatto con queste due condizioni: che la riforma si faccia in Trento e che ogni uno possi proponer, e che si comminci a trattare sopra gl'articoli essibiti da lui e da Francia. Di questo negoziato del cardinale e della risposta ricevuta ho narrato quello che ne' publici documenti ho veduto; non debbo però tralasciare una fama che fu divulgata allora in Trento e tenuta per certa da' piú sensati: che il cardinale avesse trattato coll'imperatore e col figlio, re de' Romani, cose piú secrete e mostrato loro che, per li diversi fini de' prencipi e de' prelati e per li varii et importanti loro interessi contrarii e repugnanti, fosse impossibile far sortir al concilio quel fine che alcuno d'essi desiderava. Gli fece conoscer che nella materia del calice, del matrimonio de' preti, della lingua volgare, cose desiderate tanto da Sua Maestà e dal re di Francia, mai il re di Spagna, né alcun prencipe d'Italia condescenderebbe a contentarsene.
| |
Morone Ispruc Bologna Francia Spagna Germania Trento Francia Trento Romani Sua Maestà Francia Spagna Italia
|