Che rendeva molte grazie al re, cosí del singolar affetto verso la religione e buonavolontà verso la sinodo, come dell'aver mandato un tal oratore, dal qual sperava onore et aiuto.
L'orazione sopradetta dispiacque a tutti gl'ambasciatori, essendo un'aperta riprensione di tutti li prencipi, per non aver essi immitato la diligenza del re Catolico, e se ne dolsero col conte; il qual rispose che quelle parole non avevano meno dispiaciuto a lui, anzi che ordinò al dottore che le levasse e non le dicesse per modo alcuno e che si risentirebbe di non esser stato obedito. I francesi che erano in Roma biasmarono molto quei di Trento per aver assentito al luogo dato all'ambasciator spagnuolo; dicevano che Lorena, per i suoi interessi e per gratificar il re Catolico, aveva fatto un tanto pregiudicio alla corona di Francia, e perché egli anco consegliava il papa a non conceder al re l'alienazione de' beni ecclesiastici per 100000 scudi che dimandava, aggiongevano che in tutte le cose non aveva altra mira che a sé proprio, e pertanto, dopo che il maneggio de' danari era fuori delle mani sue e del fratello, non averebbe voluto che il re ne potesse da luogo alcuno avere. Ma la differenza della precedenza non era ancora ben finita; perché, se ben s'era trovato luogo all'ambasciatore spagnuolo nelle congregazioni, quel medesimo non se gli poteva dar nelle sessioni. Onde li legati scrissero al pontefice per aver da lui ordine come governarsi.
[Lorena s'abbocca col cardinal di Ferrara sopra 'l concilio; in che si mostra fermo, ma è raddolcito dal Morone]
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