Finí dicendo che il re confidava nella bontà e prudenza de' padri, che averebbono compatito a' mali di Francia e si sarebbono adoperati per li rimedii. Aveva il presidente in commissione d'addimandar che il concilio fosse trasferito dove i protestanti avessero libero accesso; imperoché con tutta la sicurezza data dal pontefice e dal concilio, avevano il luogo per sospetto e lo volevano dove l'imperatore potesse assicurargli; ma questo capo non lo toccò, cosí consegliato dal cardinale di Lorena e dagl'ambasciatori del suo re, che non giudicarono opportuno farne menzione e l'avevano per rivocato dopo, attese le lettere scritte al papa et ad esso Lorena, de' quali è fatta menzione.
Era già stato dato ordine, per consultazione de' legati, che fosse dal promotore per nome della sinodo risposto al Birago con dolersi degl'infortunii et avversità del regno di Francia et essortar il re che, essendo stato necessitato a far la pace e conceder qualche cosa agl'ugonotti, a fine di restituir intieramente la religione, dopoi, posto il regno in tranquillità, volesse per servizio di Dio adoperarsi senza alcuna dilazione per ottenere questo ottimo fine. E dopo la messa, prima che entrare in congregazione, la mostrarono al cardinale di Lorena, qual rispose non parergli bene che la sinodo approbasse il fatto del re, del quale piú tosto pareva che dovessero dolersene, come fatto a pregiudicio della fede, che lodarlo; però meglio era pigliar tempo a risponder, come si fa nelle cose d'importanza. Perilché, mutato conseglio, ordinarono che fosse risposto al Birago in sostanza che, per esser le cose narrate e proposte da lui gravissime e che avevano bisogno di molta considerazione, la sinodo averebbe preso tempo opportuno per rispondergli.
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