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      A che rispose precisamente il cardinale Morone che teneva ordine da Roma di chiamar quell'arcivescovo in tutte le consulte e che conveniva far stima di lui, perché aveva da 40 voti che lo seguivano. Questo, referto a Lorena, lo alterò gravemente contra il cardinale Morone, aggionto che pochi dí inanzi, consultandosi tra loro legati e cardinali la risposta da dar a Birago, rimessagli dalla congregazione, Morone lo rimproverò che si fosse contentato della risposta prima formata e poi in congregazione generale avesse detto il contrario, e pensò assai Lorena come risentirsi della poca stima che vedeva farsi di lui, massime essendo anco avisato che da Roma il papa l'accusava per scandaloso e che dimostrasse desiderare di unire li catolici con protestanti; nondimeno, considerando gl'interessi proprii che lo movevano a non si separar maggiormente, anzi cercar di riunirsi con Roma, la raggion di utile prevalse allo sdegno
      e perseverò nella risoluzione di continuare in aiutar il fine del concilio e dar sodisfazzione al pontefice.
     
     
      [Birago va a Cesare. Dissegno del decreto del potere i legati soli proporre]
     
      Ma il presidente Birago, avendo aspettato la risposta quanto gli parve degnità, il dí 13 partí di Trento per andar in Ispruc a negoziar l'altro capo dell'instruzzione sua con l'imperatore, il qual era per congratularsi per l'elezzione del re de' Romani, dargli conto delle cause perché era fatta la pace con gl'ugonotti, e rispondergli sopra la restituzione di Metz e delle altre terre imperiali.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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